Roaring Australia

 

Altri due giorni pieni di vita australiana, quelli appena trascorsi: ormai sono diventato quasi un “esperto” di Melbourne e dintorni ed inizio a respirare l’aria di libertà e di novità che spirano nella mia vita da quando sono atterrato una settimana fa in questa parte del nostro vecchio mondo. Ho iniziato a farmi “interrogare” dalla realtà che mi circonda e a riflettere su alcune cose della mia esistenza “prima” di questo viaggio, che, come immaginavo, potrà essere un vero spartiacque nella mia vita.

 

Philip Island e la scoperta dell’Australia ruggente (19 dicembre)

Grazie a mio cugino Frank ed alla sua squisita disponibilità, abbiamo potuto prenotare senza difficoltà il “Penguine Tour” che alle 12.50 ci ha caricati in Market Street dentro un simpatico pulmino a 21 posti, direzione Philip Island. La visita all’isola famosa per lo più per il Gran Premio di motociclismo e per le gesta di Valentino Rossi (tant’è che Andy, il nostro autista, quando siamo arrivati di fronte all’autodromo ci ha apostrofati con un “Grande Valentino Rossi!”), era uno dei miei obiettivi prima di partire per uno dei più straordinari spettacoli della natura: ogni sera, infatti, al calar del sole, centinaia di pinguini emergono dall’oceano e vengono sulla spiaggia e si sparpagliano per l’isola, dove passano la notte. Il “Penguine Tour”, però, ci ha dato di più: prima di giungere al tramonto a “Penguine Paradise”, la baia dove tutte le sere si ripete il fenomeno naturale, abbiamo fatto un giro che ci ha portato a scoprire la fauna, la flora, l’economia e gli incantevoli scenari dell’Australia, quella “ruggente”, quella più vera e giustamente più conosciuta.

Prima tappa, a pochi km dal ponte che collega la terraferma a Philip Island, in un’azienda vinicola: il vino rappresenta la parte più consistente dell’economia del Victoria, ma purtroppo per i produttori, che ci hanno invitato ad una lunga degustazione (tre vini rossi e tre vini bianchi da pasto e poi quattro vini da dessert) con lunch-aperitivo per non farci ubriacare, noi siamo italiani e possiamo giudicare le differenze meglio di chiunque altro. I vini australiani, pur se pregevoli, hanno due grossi difetti: sono troppo alcolici (il bianco può arrivare addirittura a 14,5 gradi!) e sono poco corposi.

Ripartiti, siamo giunti ad una riserva naturale: e qui ci si è squadernata davanti l’Australia più nota. In semilibertà abbiamo incontrato dingo, wombat, wallaby, canguri, koala, pappagalli, pecore merinos e addirittura… pare che sia un’attrazione del luogo… i vermi giganti!!! Devo essere sincero: è stata un’emozione grandissima quando mi sono avvicinato ad un canguro e per la prima volta l’ho accarezzato! Solo allora mi sono davvero reso conto di essere in Australia!

Ma l’emozione più grande doveva ancora arrivare ed è giunta quando siamo arrivati sulle spiagge di Philip Island e davanti a noi abbiamo avuto la grandiosità di una baia stupenda, con golfi, insenature, rocce, sabbia finissima, isolotti ed una flora verdeggiante. Spero che le foto inserite nel blog possano fare capire un po’ della bellezza di questo luogo, davanti al quale non ho fatto altro che trattenere il respiro (anche perché c’era un vento terribile che spirava dall’oceano, cioè dall’Antartico, le cui prime lingue di ghiaccio sono a solo 100 km da dove eravamo).

Durante il “Penguine Tour” (con noi due giapponesi, un cinese, quattro australiani, tre inglesi, una canadese), ho potuto fare amicizia con Kathleen, una ragazza canadese del Quebec (quindi francofona, ecco perché sono riuscito a parlare un po’ di più ed un po’ oltre le semplici formule di uso quotidiano), in Australia per sei mesi, con il permesso di lavoro e tanto desiderio di evadere dalla sua realtà: le ho chiesto se non si sentisse sola ad essere venuta così lontano tranciando provvisoriamente ogni legame con la sua terra e lei ha detto che dentro di lei c’è un sogno grande, di libertà e di ricerca della sua strada, e che questo, pur nella solitudine che a volte genera, la sostiene sempre. Dovrei forse prendere esempio da lei? Chissà… forse è questo ciò di cui ho bisogno, o forse no, basterà questa piccola frattura che ho creato nella mia vita quotidiana: lo scoprirò giorno dopo giorno, o almeno lo spero!

Dopo una rapida passata per la cena al Centro Visite (dove ho acquistato una cravatta spettacolare… credo che la metterò al prossimo happening dell’AC), alle 20.30 siamo in spiaggia: in tutto oltre tremila persone a scrutare il mare mentre uno splendido tramonto dava il via alla veglia, che veniva battuta da un vento gelido che mi faceva trasalire nonostante portassi la maglia di lana e il giubbino. Silenziosamente, alle 21.04, è apparso il primo pinguino: dietro di lui, una decina di esemplari che hanno titubato abbastanza prima di guadagnare la riva e poi allontanarsi velocemente verso la collinetta antistante. L’emozione è indescrivibile, forse dovuta più all’attesa che al fenomeno in sé, ma sembravamo accompagnare con gli sguardi (il silenzio doveva essere assoluto, non ammesse né foto, né filmati) i piccoli gruppi che emergevano e si portavano insieme verso la terraferma, sfiorandoci quasi… Quando tutti i 1174 pinguini (c’era una fotocellula che li contava al loro passaggio) sono emersi, ci siamo sparsi per il centro visite e li abbiamo incontrati da distanza ravvicinatissima ed io ho potuto, di nascosto, scattare qualche fotografia con il mio cellulare (quindi senza flash): spero che qualcosa riusciate a vedere nelle foto pubblicate sul blog.

Al rientro, la stanchezza si mescolava all’impossibilità a partecipare alle goliardate che faceva Andy con i passeggeri: non conoscendo l’inglese, mi sentivo ed ero tagliato fuori dalle risate che si spandevano per il pulmino! Un motivo in più per prendere l’impegno di studiare per bene l’inglese… nonostante io sia ancora fermamente contrario all’uniformità indotta dall’uso massiccio di una sola lingua mondiale!

A mezzanotte siamo arrivati a Flinder Station e, nell’attesa che il mitico Frank ci venisse a prendere, ho scattato qualche foto a Melbourne in notturna… fantastica! Mentre fotografavo le grandi installazioni natalizie in Federation Square, ho notato che comunque in una città multiculturale come Melbourne a Natale c’è un grande assente: Gesù stesso, motivo (almeno teoricamente) primo della festa, della gioia, delle vacanze, dei regali… Non ho visto un solo presepe in giro per la città, nemmeno di fronte alle chiese cristiane di ogni confessione. E che Natale è senza il presepe, ossia senza la memoria dell’atto salvifico della nascita del Signore?

 

Il Puffing Billy e l’Australia di inizio secolo (20 dicembre)

Sono riuscito ad andare in montagna anche in Australia! Chi mi conosce sa bene come io adori la montagna, specie d’estate, quando boschi, valli e sentieri invitano a passeggiate sane e avventurose. Qui ciò che chiamano montagne (le Dandenongs Mountains), in realtà sono colline di 300 metri di altezza sul livello del mare, ma i numerosissimi eucalipti che popolano queste “alture” producono un’arietta fina che in Italia si trova solo in montagna. Con la mitica e datatissima (1954) automobile di zio Tony ci siamo inerpicati fino a Belgrave, da dove parte un curioso treno a vapore, alimentato a carbone come quello del XIX secolo, il “Puffing Billy”, che riproduce i treni che fin dal 1900 i lavoratori utilizzavano per raggiungere i campi di patate e di frutta, molto abbondanti nelle Dandenongs Mountains. Chiusa nel 1953, la linea di treni a vapore che avevano come capolinea Belgrave rischiava di andare in pensione, ma un gruppo di cittadini ha preso l’iniziativa di ripristinare binari e locomotive e di far partire un servizio turistico, alla scoperta dell’Australia di inizio secolo. Lungo i 13 km. di linea, percorsi ad una velocità variabile tra le 10 e le 20 miglia per ora (le indicazioni sono ancora quelle del 1900 e corrispondono a 16 e 32 km/h), si incontrano ancora le stazioni costruite come quelle di cent’anni fa, che ora fanno da punto di ristoro e di partenza per numerosi sentieri che si aprono lungo la collina. Un tuffo in una realtà antica e in un ambiente incontaminato, con una vegetazione rigogliosissima: in mezzo agli alberi, numerosissime case, tutte rigorosamente in legno, ben mimetizzate ed armonizzate con la natura circostante… Davvero un bell’esempio di integrazione tra uomo e natura! Alla sosta a Lakeside, ho provato un nuovo sapore d’Australia, il pastea: una sorta di saccottino salato con verdure e carne macinata. In realta’ si sentiva solo un sapore indistinto…

 

Little Miglianico (20 dicembre sera)

I miei genitori me l’avevano già detto: ogni italiano che arriva in Australia è figlio ed ospite di tutta la comunità italiana ed in particolare del proprio gruppo “paesano”. Sì, proprio paesano: perché qui ci sono decine di migliaia di immigrati abruzzesi e da ogni paese e paesino di provenienza ci si ritrova e riconosce (basti pensare che qui a Melbourne, come del resto a Brisbane, si celebra la festa di San Pantaleone, protettore di Miglianico, ogni 27 luglio, in contemporanea con le feste in paese). Questa sera ci siamo ritrovati alla casa di “comare Nelda” (perché qui tutti “compari” e “commari” sono), festeggiati da una ventina di miglianichesi, con figli e nipoti ormai australiani quasi del tutto (la terza generazione capisce a stento l’italiano), con una cena decisamente poco estiva (oggi c’erano 32 gradi e il sole picchiava forte): tortellini al sugo, sagne e fagioli in brodo; quaglie arrosto, pollo al forno, salsicce al sugo; coda di rospo, e vongole, cozze e aragosta al guazzetto. Ovviamente, nessuno ha potuto evitare di mangiare almeno un pezzetto di tutto!!! Ma il vero spettacolo è stato il piatto della frutta: a dicembre (!!!) c’erano ciliegie, fragole, pesche, cocomero, ananas, uva nera e bianca… Inutile dire che mi sono tuffato sulle fragole, la mia passione, e sulle ciliegie, buone tanto quanto quelle italiane (mentre non ho potuto dire lo stesso, purtroppo, dell’altra mia passione, cozze e vongole al guazzetto: troppo polpose e quindi senza un gusto ben definito). Infine, gelato, caffé ed ammazzacaffé: un pranzo di nozze praticamente! L’atmosfera però era gioiosa e casalinga, l’ideale per mangiare in allegria e senza pensare alla linea (e ai miei problemi cardiaci, dei quali però non devo mai dimenticarmi: per fortuna il mio cellulare squilla per ogni medicina che devo prendere!) e per parlare di come è oggi Miglianico, di cosa si fa, di quali novità ci sono. Infine, visita ad una casa nuova: la nipote di comare Nelda si sposa tra poco e ha già messo su casa. Lei ha trent’anni come me e già ha messo da parte tanti soldi da potersi comprare una casa, aggiustarla e sposarsi: non nego che, pur felice per lei, io mi sia rattristato. Ed io, a trent’anni, cosa ho realmente in mano? Cosa ho costruito di concreto? Il mio lavoro, pur bello ed esaltante, mi ha dato la sicurezza che la società chiede ad uno della mia età? Potrei sposarmi ora? Ed ho considerato molte cose, con un po’ di malinconia e rimprovero verso di me… E ovviamente è riaffiorata la ferita per la perdita di Giò… Per fortuna che ho ricevuto una lunghissima telefonata di 42 minuti dalla mia cucciolotta, allegra per la fine delle lezioni universitarie e per le buone prospettive con una persona a lei tanto cara (che spero possa renderla felice tra breve): mi ha tenuto un po’ su e consolato, avvertendomi di non essere troppo duro con me stesso…

Il viaggio continua: tra poco si vola verso Sydney! Bando alle malinconie!

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3 risposte a Roaring Australia

  1. Unknown ha detto:

    La grazia del Signore Gesù sia sempre con te !Giò

  2. Luca ha detto:

    Hai capito…ogni mondo è paese..aspetta ma che razza di animale è il wombat…mamma che strano, si vede in una foto…comunque qui tutto come al solito…vabbhè ci siamo sentiti poco fa per telefono, quindi..goditi st\’esperienza mi raccomando..ciao.

  3. michele ha detto:

    Mi sto arrabbiando:Philip island è uno dei luoghi più belli dell\’Australia, i pinguini poi… A me la sera quando sono arrivati i pinguini mi avevano confiscato la macchinetta fotografica perchè avevo fatto le foto con il flash. Un cazziatone mega tutto in inglese (che bello!!!). Hai già iniziato a colonizzare, addrittura una canadese, complimenti x la prima conquista.

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