Il “Boxing day” (ovvero Santo Stefano, come ho spiegato qualche giorno fa) per noi “quattro moschettieri” d’Italia ha significato la scoperta, cartina alla mano, di Sydney e di altre magie di questa moderna città: sveglia presto, alle 8.42 già sul treno con un programma di passeggiate da far spavento solo a pronunciarlo. La temperatura in città era accettabile, 32 gradi, non c’era il terribile vento caldo della vigilia di Natale! Scesi a Central Station, subito metropolitana fino a Tower Hall, dove abbiamo incrociato la Chinatown della capitale, che è sulla strada per prendere la “mitica” monorotaia di Sydney, direzione Darling Harbour: la sensazione di stare fluttuando nel vuoto è davvero unica su questa meraviglia cittadina, che è tanto silenziosa quanto affascinante e che nella sua corsa spesso “entra” fisicamente nei palazzi ultramoderni del centro città, contribuendo ad aumentare l’immaginazione di essere stati catapultati nel futuro!
Darling Harbour è la seconda baia per fascino di Sydney: qui vi sono le fontane con i giochi d’acqua più strani, numerosissimi ristorantini italiani, un impressionante ristorante galleggiante su una grandiosa nave, il museo marittimo della città, con alla rada un sommergibile ed un cacciatorpediniere in bella vista (e visitabili), e il grande acquario, che è stato la nostra prima meta. Papà in realtà continuava a dire che “Sea World” nel Queensland è dieci volte più grande e bello, ma per noi che per la prima volta eravamo in Australia, questo acquario ci è apparso maestoso: tantissime specie di pesci, vasche che ci circondavano quasi a 360 gradi, con gli squali, le foche e tanti altri animali marini che ci nuotavano praticamente faccia a faccia! Senza poi contare la sezione “gli amici di Nemo”: i responsabili dell’acquario, visto che “Alla ricerca di Nemo” è stato ambientato proprio nella baia di Sydney, hanno riunito tutte le specie ittiche presenti nel cartone animato in un unico salone… Non vi dico quanti bambini c’erano!
La visita dell’acquario ci ha portato via quasi due ore e dopo un rapido pranzo (con un hamburger regale, consumato in uno dei carinissimi bar che si affacciano su Darling Harbour, e per Marco era il primo hamburger dopo due anni… una liberazione per lui, che non potrebbe mangiarli!) ed un caffé come sempre orrendo (ci provano a farlo “short, black and italian”, come lo chiedo sempre, ma non ci riescono proprio, neanche ostentando miscele come Lavazza e Illy: dice papà che non macinano bene il caffé all’origine), ho esaudito il mio desiderio di una mini-crociera all’interno della baia: mezz’ora di vedute mozzafiato dal mare! Scesi a terra, abbiamo invece esaudito un desiderio di Marco e, cartina alla mano, abbiamo cercato l’Hard Rock Café di Sydney: a Melbourne era facilissimo arrivarci (era sulla Spring Street, davanti al Parlamento del Victoria), mentre ora abbiamo dovuto riprendere la metropolitana, uscire di nuovo a Tower Hall, direzione Park Street, poi si arriva a Hyde Park (non quello di Londra, che mi fa venire in mente dolci ricordi… uffa!) e si imbocca William Street, lunghissima via che va verso est; all’incrocio con Crowne Street si gira a destra e si arriva. Così detto sembra semplice, ma il cammino è lungo, specie quando con la cartina alla mano non si capisce mai quando si giunge a destinazione.
L’Hard Rock di Sydney è un locale superbo, per nulla caro e con un personale delizioso: ci siamo fatti birra (Marco, papà e zio Lorenzo) e Coca Cola (io), con un po’ di French Frites (praticamente patatine fritte). A me, che avevo finito la mia 0,4, il cameriere, senza verbo proferire, ha riempito di nuovo il bicchiere, senza costi aggiuntivi!
Infine, ritorno: rocambolesco! Per un solo minuto abbiamo perso il treno delle 16.42 ed abbiamo dovuto attendere quello successivo, sul quale tutti e quattro siamo crollati dal sonno!
A casa, cena finalmente allegra con Frank e Teresa, Maria e Michael e soprattutto con quel peperino di Charlot, la figlia di Maria: è una bambina dolcissima ed intelligentissima… la cocca dei nonni e dei genitori!
Ed ora a letto: sono davvero stanco anch’io! Domani pare che ci riposeremo… al mare!