Sabato, il giorno della grande festa del Val di Foro Social Club (anche se qui, con un ipercorrettismo, tipico di chi è lontano da anni dal proprio Paese d’Origine, la denominazione ufficiale sarebbe Val del Foro), il vero motivo per cui tutti noi siamo qui.
Per la prima volta, non ci siamo svegliati “con le galline”, ma intorno alle 7.30, segno che il jet-lag è ormai assorbito quasi completamente. Ancora una colazione regale, grazie a Sonia che si è messa attorno ai fornelli per farci assaggiare una specialità canadese per il breakfast, il pan-cake con i mirtilli e lo sciroppo d’acero. Dall’Italia avevo avuto solo commenti negativi sul sapore dello sciroppo d’acero, che è un po’ il simbolo del Canada (visto che la foglia d’acero compare anche nella bandiera nazionale), invece ho dovuto constatare che il suo sapore si sposa alla perfezione con il pan-cake, che viene realizzato con una farina speciale, che è un mix tra la nostra farina 0 e quella di mais: si realizza una specie di frittella circolare, si mette sulla piastra per un paio di minuti (e non bisogna dimenticare di voltarla come una frittata) e poi si aggiungono i mirtilli e lo sciroppo d’acero. Una bontà!
Rinfrancati dalla colazione, la mattinata trascorre in un centro commerciale dell’East Side di Toronto: Australia esclusa, dove ero stato ai grandi magazzini (ma non propriamente dei mall) di tre edifici collegati l’un con l’altro, è il più grande centro commerciale mai visto in vita mia: cinque corridoi circolari che si intersecano e si raccordano in una grande piazza centrale al chiuso. Dentro, davvero tutto di tutto, con un’elevata qualità di prodotti e i prezzi competitivi, almeno rispetto all’Italia. Abbiamo fatto molto shopping, un po’ in gruppo, un po’ solitari (io ho avuto modo di constatare come il mio inglese non sia per nulla arrugginito, anzi…) e siamo tutti riusciti a mantenere la promessa fatta a colazione: in vista della cena della sera, nessuno avrebbe toccato nulla da mangiare.
Promessa che però si è infranta al nostro ritorno a casa: Giuseppina aveva fatto la pizza!!! Impossibile resistere al profumo che si è sparso subito al nostro rientro e alle due qualità di pizza fatta, pomodoro e bianca con le alici (per non palrare del prosciutto crudo, della mozzarella e della selezione di formaggi che ci sono stati presentati insieme).
Avremmo voluto prepararci per la serata di gala con una certa calma, rivestirci per bene, farci la doccia e con calma riuscire a stare per le 17.30 alla sala da ricevimento, con l’anticipo di un’ora necessario per organizzarci, soprattutto io che avrei dovuto co-presentare l’evento, almeno per la parte italiana. Invece, un problema con le pergamene da lasciare ai nostri connazionali canadesi ci ha costretto ad un tour de force tra computer, stampanti, reti wireless che non funzionavano (proprio adesso!) e chi più ne ha più ne metta. Il risultato è stato che ci siamo presentati alla sala ricevimenti alle 18.45 con un trascurabile ritardo di 75 minuti sull’orario concordato, anche se in anticipo di un quarto d’ora sull’inizio della serata.
Che dire di un ricevimento in cui la girandola di racconti, di saluti, di strette di mano, di ricordi della vecchia Miglianico, della vecchia Ripa Teatina e della vecchia Tollo ci ha investito in pieno? Eravamo trottole sempre in giro per i tavoli (il che non ci ha fatto male, visto che ci ha permesso di poter saltare alcune delle portate della cena, non avendo quasi per niente fame) e tutti ci cercavano per parlarci, per ricordare, per trovare una qualche parentela (io stesso ho beccato cugini di mia nonna, mai conosciuti o vicini di casa dei tempi andati), per avere qualche racconto della situazione attuale dell’Italia e dei nostri paesi.
Commovente il momento degli inni nazionali: noi italiani d’Italia con la mano sul cuore e con gli occhi gonfi quasi di pianto, orgogliosi di cantare a squarciagola Fratelli d’Italia! Un po’ stancante la girandola di premi, discorsi ufficiali, scambi di cortesie, di pergamene, di doni, anche perché ad un certo punto, e giustamente, la sala li ha iniziati ad ignorare, continuando beatamente a parlare.
Un tuffo emozionante nell’Abruzzo di tanti anni fa, con persone che amavano raccontare ed ascoltare i racconti. E alla fine poco importa che, personalmente, ho dovuto rinunciare ad un esplicito invito di una bella canadese che mi invitava a ballare (e non solo…) perché “braccato” da una serie di compaesani che mi avevano bloccato in un lungo discorso.
Fino a mezzanotte abbiamo tenuto la scena, poi ci siamo un po’ scatenati nel ballo, almeno! Alla fine, all’una e mezza siamo stati gli ultimi ad uscire dalla sala, dopo aver raccolto un mare di biglietti da visita, di numeri di telefono, di indirizzi e-mail e di promesse di rivederci allorquando ognuno fosse tornato in Italia.
All’uscita dalla sala, sopresa gelida: una notte da brividi con meno 12 gradi e gelo dappertutto!
Rapidi ci infiliamo nella macchina e rapidi ci addormentiamo, stanchi morti!