23 novembre: è iniziata la guerra degli inviti

 

Mi era già capitato in Australia, ma la capacità di essere autonomi tramite i mezzi pubblici mi aveva in un certo senso “salvato”, invece questa volta la natura stessa del nostro viaggio, quello di delegazione ufficiale tra gli emigrati abruzzesi, ed insieme la necessità di essere accompagnati dappertutto, non ci ha impedito di essere al centro di una pacifica guerra tra i compaesani sparsi per Toronto e dintorini, quella degli inviti.

Si potrebbe dire di noi quello che Figaro canta nel Barbiere di Siviglia: “Tutti ci chiedono, tutti ci vogliono”. Dopo la festa di ieri e la conoscenza che tutti hanno fatto della delegazione, il nostro Osvaldo ha iniziato a ricevere pressanti richieste perché ci accompagnasse “per un caffè” (formula alquanto eufemistica) nelle case degli emigrati. Le richieste sono tante, i giorni pochi e gli impegni già presi troppi: insomma, il cerchio non si quadra, non è possibile fisicamente. Per questo si era deciso di salutare tutti coloro che volessero incontrarci giovedì prossimo presso il Club Abruzzo; purtroppo, le pressioni sono state tante e tali che alla fine ci siamo dovuti arrendere.

Stamattina ci siamo svegliati tutti più o meno in orario “accettabile”, dopo aver tirato fino a tardi alla festa di sabato: tra le 8.30 e le 9.00 eravamo tutti svegli, sindaco a parte, che si è concesso un po’ più di riposo (ed era stato anche il primo ad addormentarsi ieri sera). A colazione abbiamo issato subito bandiera bianca, riducendo al minimo le calorie ingurgitate, visto che le bilance per tutti segnano rincari impietosi (anche se tutti pensavamo molto peggio) e proprio per questo lo scampolo di mattinata rimasta è trascorsa in una passeggiatina di mezz’ora circa dalla casa di Mario a quella di Sonia e Vincenzo in Bush Drive, a tre isolati di distanza: approfittando della bella giornata e del sole, che ha fatto salire la temperatura fino a più 1 (salvo poi scendere a meno 3 per il vento che improvviso si è alzato), abbiamo pensato di muoverci un po’. Passeggiata, visita alla casa di Sonia e Vincenzo che è in fase di ultimazione, poi un salto al cimitero cattolico di Queen of Heaven, e qui non ripeto le osservazioni che già ho fatto in Australia tre anni fa sulla profonda differenza tra i cimiteri italiani e quelli anglosassoni.

Il pranzo è slittato alle 14 ed è stato caratterizzato, grazie sempre alla presenza di un po’ di sole, dal classico BBQ stile inglese (bistecche di vitello e costatine di maiale) con un tocco di italianità nell’ampia scelta di verdure che Giuseppina aveva preparato amorevolmente, insieme al pane (fatto da lei in casa) che stavolta era condito con del pomodoro secco.

Al termine del pranzo, Osvaldo arriva per accompagnarci nelle prime stazioni della “via crucis” dei caffè nelle case dei compaesani: due le tappe di oggi, a Joe Coletti e da Quinzio Ricciuti, con tanto di pasticcini, spumante, cognac, ai quali a fatica ci sottraiamo (pagando pegno in termini di caffè, in totale ne abbiamo presi ben quattro). Domani si replica, con un giro forse più ampio, dopo la cerimonia ufficiale presso il Consiglio comunale di Vaughan.

Tornati a casa, giriamo prudentemente alla larga dalla cucina (nessuno ha toccato alcunché, fatta eccezione per Mauro, Gianluca e Roberto che si sono fatti convincere a sorseggiare un tè alla menta) e ci impegniamo in giochi e chiacchiere con i bimbi di casa, Luca, Andrea, Giulia, mentre mamme, papà, nonni stavano intrattenendo altri parenti.

La serata, che avevamo immaginato a casa di Enzo e Marcella a farci quattro risate vedendoci “Troy” di Marco Papa, è così sfumata e attorno alle 23 battiamo in ritirata verso l’agognato letto!

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